Concludo questi articoli su corsa e discipline orientali con un post dedicato a mindfulness e running. Se cerchiamo libri sull’argomento si apre un universo così ampio che comprende un po’ di tutto, per cui faccio una breve distinzione fra i vari termini premettendo che, per qualcuno potrebbe trattarsi di una classificazione un po’ arbitraria:

  • Meditazione.  Si tratta della pratica  da fermi (seduti, in piedi o sdraiati) in cui ci si concentra su noi stessi, sul nostro respiro con lo scopo di rilassarsi, aumentare la calma, cercando la pace interiore o comunque uno stato di centratura e di equilibrio emotivo. La consapevolezza e l’attenzione vanno verso l’interno di noi stessi, ascoltando il nostro corpo e i segnali che ci manda senza farsi distrarre dal mondo esterno e dai pensieri che la mente ci invia.
  • Mindfulness o Consapevolezza. Si può considerare come la pratica della concentrazione sul momento presente, in modo non giudicante. Se sto mangiando una mela mi concentro esclusivamente su quell’atto: sulla consistenza della mela, sulle sensazione al palato, sui ricordi che mi fa affiorare. Non esiste il passato e non esiste il futuro: sono nel presente e la mente è concentrata sulle sensazioni del momento che sto vivendo, senza giudicarle, analizzarle o crearci sopra fantasie.
  • Coaching Motivazionale. E’ l’insieme delle motivazioni, degli aiuti, degli incitamenti che una persona esterna (un apposito coach professionista) o noi stessi (self-coaching), può/possiamo darci per aiutarci a raggiungere un obiettivo e, più in generale, crescere e migliorarci.

Vediamo come tradurre questi tre momenti in rapporto con la corsa, tenendo conto che lo scopo finale sarà quello di correre col dispendio energetico più basso possibile, in modo rilassato e con la postura corretta. Ne conseguirà una minore fatica e un minore rischio di infortuni.

  • Meditazione. Come già accennato nelle puntate precedenti si possono prevedere delle sedute di meditazione nelle giornate di riposo fra gli allenamenti. Stare in silenzio in posizioni statiche ci permette di ascoltare il nostro corpo e regolare la nostra respirazione. Come dice il prof. Zhang Guangde, creatore del metodo Daoyin Yangshenggong,  la respirazione deve essere “fine, leggera, regolare e profonda“. Una profonda respirazione addominale consente di rilassarsi, di massaggiare e riposizionare gli organi interni, sia quelli sopra che quelli sotto il diaframma, diminuire e rendere più lunghi gli atti respiratori passando dai normali 32 respiri al minuto fino a 8 respiri. Meditazioni particolari come il bodyscan invece ci consentono di prendere coscienza di tutte le parti del nostro corpo e sentire le zone con tensioni da sciogliere e rilassare. Se poi, come nel “palo eretto” di cui vi ho parlato nelle puntante scorse, meditiamo in piedi, rinforzeremo anche le gambe. In rete trovate tanti esempi di meditazione, anche guidate o con i tempi scanditi da campanellini e musiche rilassanti. Non vi resta che scegliere quella che fa per voi oppure, come dicono tanti maestri di wushu, basta davvero solo fermarsi ad ascoltare il proprio respiro…
  • Mindfulness o Consapevolezza.  Come trasferire la meditazione statica nell’atto della corsa, per vivere la concentrazione sul momento presente mentre siamo in gara o in allenamento? Concentrando la mente sull’azione e le sensazioni della corsa: verificando che il passo sia leggero e morbido, che le spalle, il viso, le anche, i piedi, siano sciolti e rilassati. Cercando di riconoscere e sciogliere eventuali tensioni e contrazioni, ricordandosi che  la corsa più naturale non parte dai piedi ma dal Dantian, il centro del nostro corpo che corrisponde al nostro baricentro (o core). Se si riesce a correre rilassati in consapevolezza, si gode il piacere della corsa e  anche la fatica si sente meno. Una mente rilassata accantona i pensieri di stanchezza e fatica e accetta meglio lo sforzo prolungato che, per esempio,  richiede una gara lunga come la maratona.
  • Coaching Motivazionale: E’ l’insieme delle motivazioni, degli aiuti, degli incitamenti che una persona esterna (ad esempio un coach appositamente formato), oppure anche noi stessi in self-coaching possiamo darci per raggiungere un certo obiettivo sportivo. La prima cosa da fare sarà scegliere una meta e perseguirla passo dopo passo, annotando (e gioendo) per i progressi ottenuti nei vari step. L’obiettivo da scegliere può essere qualsiasi, in base ai propri desideri e alle proprie condizioni atletiche: si può partire dalla volontà di scendere dal letto in una piovosa e fredda domenica invernale per andare ad allenarsi, oppure fare l’ultima ripetuta quando ormai le gambe urlano di smetterla, fino a programmare una maratona o un’intera stagione atletica. Fornire gli stimoli mentali giusti ai propri atleti, per aiutarli a crescere, dovrebbe essere la prassi di qualsiasi allenatore, ma credo che praticare e insegnare discipline orientali offra degli strumenti più potenti e sia  una marcia in più per aiutare il raggiungimento degli obiettivi. La scelta di un bravo coach che pratichi e insegni regolarmente discipline orientali può davvero fare la differenza nella motivazione degli sportivi.  Logicamente non basta, come si legge in certi libri di coaching per la corsa, mettere qua e là qualche citazione di Confucio o di Buddha o spargere ovunque la parola “Zen” come fosse prezzemolo…

Concludo questo breve percorso augurando a tutti una “buona pratica”… qualsiasi sport o altra attività state facendo!

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Paolo A.
Paolo A.
7 Marzo 2021 21:54

Grazie per tutte e 5 le puntate! Molto interessanti.